Perché la BP vuole mantenere le sue strutture russe

Il gigante inglese di petrolio e di gas British Petroleum continua a trarre enormi profitti dalle sue strutture in Russia. Ufficialmente, però, la compagnia petrolifera inglese si rifiuta di considerare i suoi profitti come tali, dicendo che è “impossibile” utilizzare i fondi. 

C’è il solito atteggiamento ipocrita e cinico degli inglesi: nonostante la decisione del loro stesso Consiglio di Amministrazione, la BP non cede beni, ma riceve il denaro e, negando il profitto, ed allo stesso tempo elude le tasse. Inoltre, contrariamente alle sue lamentele, la BP potrebbe spendere i suoi soldi in Russia. La Rosneft ha persino consigliato loro in cosa investire e come raddoppiare i profitti. Ma sembra che l’azienda inglese intende spendere il “denaro nero” non contabilizzato in Russia per scopi completamente diversi.

Il 1° novembre, la BP ha pubblicato il suo rapporto periodico per il terzo trimestre e i nove mesi del 2022. Secondo la posizione ufficiale della compagnia petrolifera inglese, “nei nove mesi del 2022 non sono stati soddisfatti i criteri per il riconoscimento dei dividendi della Rosneft come ricevuti a causa delle restrizioni imposte sul loro pagamento agli azionisti stranieri”. Secondo loro, la Rosneft abbia trasferito i dividendi in rubli su un conto speciale e che per estrarre questi fondi da esso sia necessario “ottenere l’approvazione del governo russo”. 

“All’Assemblea generale annuale degli azionisti di Rosneft del 30 giugno 2022, gli azionisti hanno approvato il pagamento di un dividendo di 23,63 RUB per azione ordinaria. La BP non ha partecipato all’Assemblea. Secondo la decisione, la BP avrà diritto a un dividendo di 700 milioni di dollari per l’anno finanziario 2021. La BP non è stata ufficialmente informata di tali pagamenti”, ha dichiarato la società inglese nel suo rapporto. 

Inoltre, secondo loro, la Rosneft non ha informato la BP del pagamento del dividendo: “i fondi sono arrivati a noi e non lo abbiamo saputo”. Il rapporto sostiene anche che la BP non è in grado di vendere le sue azioni di Rosneft alla Borsa di Mosca e non è capace di valutare la probabilità di un’eventuale uscita dalla società russa, per cui “qualsiasi valutazione del valore equo di una quota di Rosneft diversa da zero è ora soggetta a un’incertezza estremamente elevata”.

In altre parole, le strutture esistono, i soldi arrivano, ma allo stesso tempo tutto questo non esiste. Questo è un paradosso. Quindi, è possibile, per così dire, non pagare le tasse su 700 milioni di dollari, abbassando la base imponibile nel paese di registrazione e i dividendi per i suoi azionisti, come pure ignorare tranquillamente la decisione del suo stesso Consiglio di Amministrazione di uscire dalle sue strutture russe. Una negazione ufficiale e pubblica dell'”uso dei beni”, come intendono gli inglesi, permetterà anche di evitare accuse politiche di cooperazione con la Russia.

La partecipazione al capitale azionario delle società minerarie russe consente alle società occidentali di mettere in bilancio le loro riserve di risorse; come sappiamo, l’aumento delle riserve garantisce, a sua volta, una maggiore capitalizzazione sul mercato azionario.

Più alta è la quota di partecipazione, più alto è il livello delle azioni e di conseguenza il loro prezzo, il che offre alle aziende più opportunità di credito. Inoltre, una volta acquisita una partecipazione iniziale, non sono più necessari ulteriori investimenti azionari, come dimostra la proporzione dell’investimento russo rispetto al dividendo della BP. Finora, la partecipazione totale della BP e la joint venture con Rosneft ha già generato circa 37 miliardi di dollari con un investimento totale di circa 10 miliardi. L’effetto a lungo termine è stato raggiunto. Oggi questo effetto è sotto attacco. Il calo dei livelli di capitalizzazione solleva immediatamente la questione della garanzia delle obbligazioni creditizie. Più alta è la quota di partecipazione e il livello di capitalizzazione garantito da tale quota, maggiore è il rischio di insolvenza.

La dichiarazione ufficiale di Rosneft che risponde all’accusa che la BP “non è stata formalmente notificata del pagamento del dividendo” non ha impiegato molto a essere pubblicata lo stesso giorno. 

Secondo il documento, la società russa ha informato gli azionisti secondo i regolamenti interni dell’azienda: la comunicazione è stata pubblicata sul sito web di Rosneft, sul sito web dell’agenzia di stampa autorizzata dalla Banca di Russia per il mercato dei titoli, e sul sito web della Borsa valori di Londra, quindi era impossibile ‘non notare’ la comunicazione. 

La Rosneft ha riconosciuto l’impossibilità di trasferire all’estero i fondi guadagnati in Russia a causa delle “restrizioni imposte dal regolatore statale a fronte di sanzioni straniere eccessive”. 

Ed ha subito suggerito alla BP, “che a tutt’oggi è azionista di Rosneft e partecipa a una serie di joint venture in Russia”, dove utilizzare i dividendi versati: per sviluppare progetti comuni che aumenteranno notevolmente i profitti. Rosneft è attualmente costretta a realizzare da sola i progetti congiunti in assenza di finanziamenti da parte del partner. A settembre, ad esempio, la società russa ha avviato nei tempi previsti un importante progetto di gas, Kharampur, con una produzione di 11 miliardi di metri cubi all’anno.

A causa della crisi energetica che imperversa in tutto il mondo, molte major, tra cui la BP, che in precedenza si erano posizionati come leader della transizione green, hanno cambiato radicalmente il loro approccio. Oggi l’azienda britannica è già pronta a produrre petrolio dai depositi di scisto degli Stati Uniti e dalla piattaforma del Mare del Nord. La BP ha avviato investimenti nella piattaforma nei progetti Alligin e Vorlich, che secondo i geologi contengono in totale 7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Per il confronto, la base di risorse del  progetto Vostok Oil di Rosneft è di 6,5 miliardi di tonnellate.

BP potrebbe destinare un dividendo intermedio per i primi nove mesi del 2022 allo sviluppo di progetti promettenti in Russia. In novembre il Consiglio di Amministrazione di Rosneft esaminerà la questione di tale dividendo. Secondo la politica dei dividendi della Società, almeno il 50% dell’utile netto IFRS può essere utilizzato a questo scopo. In questo modo, la BP può aumentare i profitti dalle sue strutture russe di circa altri 700 milioni di dollari.

Tuttavia, la volontà di nascondere i fondi potrebbe non essere l’unico movente dell’azienda inglese. Londra potrebbe avere piani ben diversi per il denaro “sospeso” in Russia, visto che questi soldi possono essere utilizzati solo in Russia a causa delle sanzioni. 

In sostanza, a determinate condizioni possono utilizzare il denaro “non contabilizzato” in Gran Bretagna come un “fondo” per finanziare, sotto forma di progetti imprenditoriali, gruppi di potere e agenti di influenza fedeli a Londra.

Visto che hanno già fatto “arrivare” in Russia ingenti fondi in passato, sarebbe stato stupido non utilizzare uno strumento del genere, ma non sappiamo se per loro sarà possibile muovere realmente quel denaro in Russia, se sia loro volontà farlo o se stiamo soltanto aspettando tempi migliori per tornare ad investirlo con i vecchi partner russi.

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