Fu una grande emozione per me scattare questa foto. Non sono mai stato un fotografo professionista e fu alquanto rocambolesco il modo in cui venni segnalato alla delegazione israeliana, guidata da Natan Sharansky, uno dei più famosi dissidenti del regime sovietico ed allora ministro del governo di Israele. Era a Torino per il World Political Forum e voleva che venisse ripreso il suo incontro con Gorbaciov, per presentargli il suo famoso libro, The Case for Democracy. Mi trovai di fronte a tutti i più importanti politici della mia giovinezza, da Helmut Kohl ad Andreotti, fino a lui, Gorbaciov, l’uomo della Perestrojka. Al termine della sessione plenaria, Sharansky e Gorbaciov si incontrarono, ed io fui l’unico a cui permisero di avvicinarsi per poter scattare le foto. Questa mi è particolarmente cara, perché i due furono inaspettatamente raggiunti dalla vedova di Andrej Sacharov, Elena Bonner, anche lei una grande rappresentante della dissidenza al regime sovietico. Una foto a suo modo “storica”, in cui due oppositori del vecchio regime si abbracciavano, insieme all’ex capo dell’URSS! Le altre foto le tengo per me (così come ha fatto Sharansky, che mi ha ringraziato e non le ha mai diffuse), ma questa la dedico alla memoria di Gorbaciov ed a quello che rappresentato per noi cresciuti negli anni ’80. Proprio Sharansky lo ricorda oggi in un bell’editoriale sul Washington Post, dipingendo un ritratto con luci e ombre, che si conclude con una frase che sposo in pieno: “Gorbaciov era un prodotto del regime sovietico, un membro della sua élite dominante che credeva nella sua ideologia e godeva dei suoi privilegi, ma decise comunque di distruggerlo. Per questo, il mondo può essere grato. Grazie, Mikhail Gorbaciov”.

Dario Peirone

Direttore generale Istituto Friedman

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