Convegno a Roma, con i rappresentanti delle associazioni di categoria, politici e ricercatori, dedicato alla riforma del settore del gioco legale

Riordino del gioco pubblico al centro del convegno organizzato dall’Istituto Milton Friedman, da sempre molto attento alle problematiche del settore, con la partecipazione dell’Associazione Italiana Esercenti Giochi Pubblici (EGP-Fipe), del Sindacato Totoricevitori Sportivi (STS) e della Federazione Italiana Tabaccai (FIT). L’incertezza normativa che grava sul settore, colpito dalle differenti leggi regionali in materia e da regolamenti comunali non omogenei, unita allo stato di difficoltà in cui versa il comparto dopo quasi un anno di chiusura dovuta al lockdown imposto per fronteggiare la pandemia, richiedono un nuovo approccio della politica e degli addetti ai lavori, in vista di un riordino che disegni un quadro omogeneo a livello nazionale che tuteli imprese del comparto, giocatori e gettito erariale.

Sul tema si sono espressi il Senatore Mauro Marino, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul gioco pubblico e sul contrasto del gioco illegale (Italia Viva), Dario Peirone, Direttore generale dell’Istituto Friedman, Emmanuele Cangianelli, Presidente di EGP-Fipe, Giorgio Pastorino, Presidente di STS-FIT, l’Onorevole Pier Paolo Baretta, già Sottosegretario al MEF con delega ai giochi (PD), Geronimo Cardia, Presidente di ACADI (Confcommercio), Giorgio De Carlo, Direttore dell’Istituto Quaeris, che ha presentato l’Analisi demoscopica indipendente sul tema del gioco e Giovanni Kessler, magistrato, già Direttore generale dell’OLAF e dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Peirone (Direttore Istituto Friedman)

 “Il settore del gioco è uno dei noccioli duri della nostra economia in quanto crea ricchezza ma non viene compreso, anzi viene considerato marginale. Il gioco lecito oggi è sfruttato per gli introiti, ma non è considerato un importante settore produttivo dell’economia, quando invece può dare tantissimo in termini di innovazione tecnologica, gettito fiscale e occupazione. Le istituzioni non comprendono l’importanza degli imprenditori del gioco legale. Le tabaccherie oggi rappresentano un presidio di legalità sul territorio. Io vengo dal Piemonte e la legge regionale del 2016 ha dimezzato l’occupazione nel settore del gioco legale. La nuova legge ha salvato dalla chiusura soggetti che avrebbero dovuto chiudere a causa degli effetti del distanziometro. Non dimentichiamo che il gettito fiscale del gioco paga per un anno il Reddito di Cittadinanza. Inoltre, con la chiusura del comparto legale, ha festeggiato solo la criminalità organizzata. Le nostre proposte per il settore sono: uniformità della normativa a livello nazionale, aggiornare la normativa in base all’evoluzione del mercato, il superamento degli effetti espulsivi del distanziometro attraverso l’abbandono distanziometro o l’uniformità a livello nazionale, elenco ragionevole dei luoghi sensibili, regolamentazione dell’orario degli apparecchi, creazione di una task Force per combattere il gioco illegale, evitare prolungate chiusure degli esercizi, come accaduto durante lockdown, e lotta alla ludopatia. Il momento è critico per questo dobbiamo dare dignità e libertà a questo settore”.

Bertoldi (Direttore esecutivo Istituto Friedman)

“È doveroso riprendere un tema così importante per l’economia del Paese e per l’affermazione della legalità, come quello del gioco pubblico” ha aggiunto Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo dell’Istituto Friedman.

Risso (Presidente FIT)

“Da molti anni si parla della riforma organica del comparto del gioco capace di garantire la salute dei consumatori e al contempo che sappia tutelare le attività di gioco. Le tabaccherie hanno sempre offerto il gioco legale, dai giochi più antichi come il Lotto a quelli più moderni”. Lo ha detto Giovanni Risso, presidente della FIT, intervenendo al convegno organizzato dall’istituto Friedman. “Purtroppo, il moltiplicarsi di leggi regionali ha creato confusione, incertezza e disparità di trattamento. Per tutelare la salute è necessaria una visione globale con regole uniformi su tutto il territorio nazionale, perché senza gioco legale rischiamo un ritorno all’illegalità. Il riordino non è più rimandabile, i tabaccai sono pronti a fare la loro parte in questo senso”.

Pastorino (Presidente STS)

“La pandemia ci ha lasciato un senso di fragilità e una crisi economica peggiore del passato. Per quanto riguarda il comparto del gioco legale ha dimostrato che la sua assenza fa tornare in auge l’illegalità. Questo è stato affermato anche dall’ADM e le numerose operazioni dello scorso anno ne sono la dimostrazione. Il settore non è mai stato percepito nel migliore dei modi dall’opinione pubblica. A questo aggiungerei però che anche a causa della necessità della ripartenza del Paese, si è attenuata la morsa nei confronti del comparto e quindi mi sembra il momento più opportuno per arrivare ad un riordino che sia senza condizionamenti ideologici. Il settore del gioco è complesso e quindi con il riordino bisognerà decidere come distribuire l’offerta, perché il continuo incremento è stata una delle cause delle diverse leggi regionali che hanno portato a restrizioni”.

“Il mio consiglio è quello di mettere in sicurezza le attività collegate con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli è, una volta fatta questa operazione, va verificato che l’offerta sia sufficiente anche per evitare il ritorno dell’illegalità. È ovvio che quando ci sono tanti enti che possono decidere sul settore ci siano tante difficoltà, quindi è necessaria una armonizzazione delle regole. Alcune regole, inoltre, non sono più in linea con il mercato e le attese dei giocatori e questo è un problema perché il giocatore può rivolgersi al circuito illegale. Queste norme, però, devono anche poter irrigidirsi quando si va oltre il dettato delle concessioni. La sostenibilità del settore deve entrare assolutamente nel riordino. La sostenibilità non può essere esclusivamente a livello sociale, ma per arrivare a quel punto deve esserci la sostenibilità economica della filiera. Purtroppo, per questioni di bilancio è stato spesso toccato il settore con continui aumenti di tassazione. Ritengo che se vogliamo arrivare a un vero riordino dobbiamo pensare che le attività riescano a rimanere in piedi e lo Stato deve fare almeno per un minimo da garante”.

Cangianelli (Presidente EGP‐Fipe)

“Il tema del “riordino” non è certo una novità: ne parliamo da un decennio. In una accezione più ristretta, sappiamo che il cosiddetto riordino è la ricerca di soluzioni all’impasse che si è creato imponendo nel sistema distributivo soluzioni – principalmente i distanziometri – di incerta efficacia sui giocatori problematici, frutto di suggestioni letterarie o di semplificazioni politiche, prive di valutazioni scientifiche proprie sulla realtà italiana, sia nella loro funzionalità alla prevenzione delle patologie che nella loro applicabilità concreta. Discorso simile per le eccessive limitazioni orarie. Un’impasse che, già prima dell’emergenza COVID, ha reso impossibile – come ha registrato anche il Consiglio di Stato – procedere alla riattribuzione delle diverse concessioni retail venute man mano a scadere”.

“In una accezione più ampia, che preferiamo, il riordino è un riordino degli obiettivi del sistema di offerta regolamentata: contrasto alla illegalità, competizione nel mercato e protezione dei consumatori sono sempre i tre pilastri del gioco regolamentato ma oggi siamo assolutamente convinti che il disegno futuro del mercato passi dalla efficace protezione dei consumatori. Questo pur considerando i lockdown ripetuti per il retail gaming, che hanno inferto colpi severi sia al perimetro della legalità che al quadro competitivo. Non condividiamo gli approcci che presuppongono una “riduzione dell’offerta” nei disegni di riordino: evidentemente queste affermazioni derivano dalla dimenticanza del fatto che l’offerta esiste indipendentemente dalla regolamentazione e che, quindi, una errata progettazione del perimetro di offerta porterebbe automaticamente a problemi di illegalità e\o di squilibri competitivi. L’approccio di riduzione della offerta è infatti della stessa natura della concezione dei distanziometri, una concezione pericolosa per la tutela delle categorie deboli, così come la cervellotica ideazione della tessera sanitaria sugli apparecchi offerti in sale vietate ai minori. L’offerta va qualificata, elevando i requisiti soggettivi degli operatori e le caratteristiche dei luoghi di gioco, a partire dalla responsabilità diretta, concreta e misurabile degli esercenti sull’accesso al gioco e sulla comunicazione con i soggetti a rischio. Di fatto, stiamo già vivendo questa esperienza da alcune settimane con l’obbligo del Green Pass (almeno per l’accesso agli apparecchi, alle scommesse ed al bingo), i cui effetti stiamo progressivamente registrando. Con la qualificazione dell’offerta è possibile fare passi avanti sulla qualificazione della domanda, dei giocatori, sulla riduzione delle situazioni di consumo non responsabile e controllato.

Strumento principale di questo obiettivo può essere l’avvio del Registro di autoesclusione nel retail; su questo strumento abbiamo esperienze estere importanti (penso alla Spagna) ed altrettanto importante è l’esperienza sul gioco online di ADM, con i quasi 90.000 soggetti che hanno richiesto l’autoesclusione. Nel disegno futuro dell’offerta, l’occasione è di concentrare la strategia di qualificazione dell’offerta su questo strumento assieme ad altri di revisione dei prodotti nella rete generalista e di organizzazione degli spazi di gioco con finalità di benessere dei giocatori, previsti anche dalle apposite Linee Guida del Ministero della Salute adottate nelle scorse settimane. Crediamo che quanto afferma il Presidente del Consiglio “non è il momento di prendere soldi, ma di darli” debba valere anche per i giochi pubblici che più hanno subito economicamente la pandemia.

Questo è importante perché si tratta di reinvestire sul mercato regolamentato dei giochi in denaro; molti operatori sono intenzionati a farlo, è necessario verificare la disponibilità delle Istituzioni. Una disponibilità che non dovrà essere dimostrata solo con gli annunci che si sono susseguiti da anni, fatta eccezione per il lavoro del Sottosegretario Baretta che ha prodotto l’Intesa del 2017: una ottima base, ma da aggiornare all’evoluzione del contesto ed alla affermazione scientifica della inefficacia dei distanziometri. Riteniamo necessaria una seria presa di coscienza politica della necessità di rinunciare probabilmente a parte del gettito per favorire il consolidamento dell’offerta legale, ferita dal periodo pandemico, a partire dalla revisione della durata delle concessioni in essere.

Revisione indispensabile non solo per i tempi necessari ad processo di qualificazione della distribuzione e superamento della “questione territoriale”, ma anche per riequilibrare i costi sostenuti dagli operatori per mantenere l’infrastruttura pubblica di offerta nell’impossibilità di generare ricavi nei periodi di lockdown del 2020 e 2021.

Diversamente, ricordando che le imprese che conducono concessioni e punti vendita di gioco sono operatori economici, genereremmo condizioni per un sempre più esteso disinteresse al comparto del gioco regolamentato, evidentemente pericoloso per il perimetro della legalità. Quindi, per restare in un concetto – giustamente – all’ordine del giorno delle più recenti decisioni politiche, è il momento per il regolatore e per la filiera di gestire una “transizione ecologica” dell’offerta pubblica di gioco, secondo le linee che abbiamo esposto, garantendo concretamente tutti gli interessi pubblici e collettivi che solo questo modello organizzativo può garantire”.

Sen. De Bertoldi (Segretario Commissione Inchiesta sul Gioco)

“Sul tema del gioco la politica ha agito in modo scorretto, demagogico e populista. Non sto qui a dire che nessuno è colpevole, infatti in tutti i partiti c’è qualcuno che pensa che il gioco sia deleterio e da combattere. Ci sono state forze politiche che hanno fatto della lotta al gioco pubblico la propria bandiera. Io ritengo che di per sé il gioco non sia né un bene né un male. Le vere patologie sono due: la ludopatia e l’illegalità. A tal proposito ritengo che gli operatori del gioco siano i primi avamposti per combatterle. Il riordino deve essere chiaro e le vostre proposte devono fare capire che state facendo l’interesse della nazione. A quel punto, ciascuno di noi, delle varie forze politiche, sarà in grado di fare propria questa battaglia”.

“Vogliamo ghettizzare il gioco nelle periferie perché ci sono distanze impossibili verso i luoghi sensibili? Io credo sia sbagliato, perché ghettizzare il gioco non contrasta le ludopatie, anzi favorisce il giocatore patologico. Chi fa un uso moderato e piacevole del gioco non va criminalizzato. Credo che la Commissione d’inchiesta, della quale sono segretario, saprà analizzare e approfondire questi temi. I lockdown imposti al gioco in modo incomprensibile hanno fatto brindare le mafie, perché i giocatori si sono ovviamente rivolti alle bische clandestine. Questi sono dati di fatto. L’aiuto che vi chiedo da politico è quello di elaborare proposte che siano nel giusto interesse delle imprese ma che vengano declinate a favore dell’interesse nazionale. Dobbiamo riuscire a fare in modo che il gioco trasmetta l’immagine di imprenditori seri che abbiano vere intenzioni di riformare il gioco pubblico mettendo in chiaro che voi siete i primi baluardi contro illegalità e ludopatia”.

Marino (Presidente Commissione Inchiesta sul Gioco Pubblico)

“Il riordino del settore dei giochi è un percorso iniziato con la legge delega fiscale 2014 ma a cui non si è dato attuazione. Gli operatori del settore necessitano di certezza. Tuttavia, dall’Intesa Stato-Regioni del 2017 anziché certezza è scaturita anarchia visto che le Regioni e i Comuni hanno legiferato in autonomia, innescando delle sovrapposizioni pericolose e distorsive”, ha detto Mauro Marino, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul gioco pubblico e sul contrasto del gioco illegale, intervenendo in collegamento al convegno organizzato dall’Istituto Friedman. “I dati del Libro Blu dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli dimostrano – oltre che il mancato gettito erariale – come ci sia una soglia oltre la quale la domanda di gioco è insopprimibile con il rischio di rivolgersi all’illegalità. La Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco pubblico vuole mettere ordine nella matassa della gerarchia delle fonti e creare una normativa al passo coi tempi. Serve agire senza pregiudizio. La sfida è supportare un settore importante e fornire soluzioni per dare attuazione ai principi della legge delega del 2014”.

Kessler (ex direttore generale ADM)

“Il gioco è un’attività come le altre che ha dignità e genera ricchezza, che porta entrate erariali importanti, facili da raccogliere per lo Stato, ma che genera anche danni sociali con conseguenti problemi di accettazione sociale e politica. Serve fare i conti con questi punti, ma oggi manca una strategia politica nazionale”. “Non possono esserci 20 politiche diverse a livello regionale che incidono sul gettito erariale nazionale. Il sistema dei limiti dell’offerta di gioco funzionano poco, non è togliendo il gioco che si elimina la ludopatia”. Per Kessler tuttavia, “L’equazione meno gioco legale uguale più gioco illegale non è dimostrabile. Il gioco illegale non è tra l’altro facilmente raggiungibile. Va sicuramente contrastato ma in parte c è anche nel canale legale. Serve creare una task Force europea per contrastare il gioco online illegale. La ludopatia non è legata al gioco illegale ma anche all’abuso di gioco legale. Introdurre un registro delle autoesclusioni va benissimo ma ci vogliono modalità di gioco che pervengano e blocchino le ludopatie creando profili di gioco personalizzati, una cosa che tecnicamente si può fare con specifici algoritmi”.

Baretta (già sottosegretario MEF con delega ai giochi)

“Sono ovviamente favorevole al riordino poiché da sottosegretario al MEF ho fatto di questo il centro della mia attività. Il gioco è una condizione normale nella vita di una persona e, in quanto tale, deve essere legale e protetto da anomalie. Questo settore non gode di una buona reputazione e bisogna farsene carico. È un tema di fondo e per molto tempo è stato sottovalutato da tutti. Io penso che sia un punto delicato perché per garantire la libertà d’impresa è fondamentale il credito bancario, molto complicato da avere per questo tipo di attività proprio a causa della cattiva reputazione etica. Confido molto sul lavoro della Commissione d’inchiesta sul gioco, poiché in tutti i gruppi parlamentari sono presenti persone che non considerano il gioco in modo favorevole. Il riordino con omogeneità nazionali potrebbe avere anche elementi differenziati di fronte a concentrazioni regionali diverse. Credo che forse si possa ripartire dalla Conferenza Stato-Regioni che aveva portato ad un buon accordo. Il riordino deve affrontare anche il problema del numero delle attività che offrono gioco e soprattutto della loro ubicazione. Io, ad esempio, ho fatto una battaglia che non vi fosse una concentrazione di offerta nelle periferie. Credo che ci sia uno spazio per la riduzione dell’offerta attraverso una razionalizzazione. Sulle distanze credo che bisogna lavorare su dei punti di mediazione. Uno degli errori gravi degli enti locali credo sia stato quello di stilare una lista di luoghi sensibili. Credo che nel riordino complessivo debba essere incluso anche quello delle gare, perché ad oggi c’è un assoluto caos. La mia personale opinione è che bisogna prendere tutte le gare attuali e prorogarle in funzione di una unica scadenza come quella del 2023. Ciò farebbe anche pressione verso la riforma unica del settore”.

Analisi Quaeris: Il 70,5% degli italiani chiede più formazione sul gioco patologico.

Il 70,5% degli italiani, più di due italiani su tre, ritiene che l’informazione e la prevenzione siano più adatto per contrastare il fenomeno del gioco patologico. Il 44,5% degli intervistati crede inoltre che la preoccupazione maggiore riguarda proprio il gioco illegale, mentre il 74,1% ritiene affidabile l’offerta di gioco legale rappresentata dai concessionari di Stato. Sono alcuni dei dati che emergono dall’analisi demoscopica “Gli Italiani e il Gioco d’Azzardo” condotta da Quaeris, per conto dell’Istituto Milton Friedman e la FIT.

De Carlo (Direttore Istituto Quaeris)

“L’istituto Quaeris ha svolto già 7-8 sondaggi sul tema del gioco per conto dell’Istituto Friedman. Il sondaggio è ottenuto sulla base di 700 casi che consente un errore molto limitato. Le persone intervistate hanno una forte predilezione per l’informazione e la prevenzione piuttosto che le restrizioni per contrastare il disturbo da gioco. Questa è una forte presa di posizione e lo consideriamo un dato robusto e significativo. Per quanto riguarda la conoscenza di una persona affetta da ludopatia, solo il 33,3% ne conosce una, mentre la restante parte non ne conosce nessuna. Nel quadro complessivo siamo di fronte a livello di percentuali molto basse. Le persone intervistate mettono come preoccupazione principale riguardo l’offerta di gioco al primo posto quello illegale e al secondo quello online. L’affidabilità dell’offerta di gioco legale è confermata dal 74,1% delle persone che ritengono che i rappresentanti del gioco legale siano assolutamente affidabili. Inoltre, l’81,8% ritiene che il registro di esclusione sia una buona misura. Dunque, un plebiscito. La priorità, infine, per i nostri intervistati è il contrasto del gioco d’azzardo, seguito dal miglioramento dell’attività di informazione e prevenzione e, da ultimo, la lotta al gioco patologico. Abbiamo visto che in astratto il gioco patologico sia importante per gli intervistati, ma nella realtà sono pochi i casi concreti che hanno diretta esperienza. Dunque, per questo motivo si trova all’ultimo posto”.

Cardia (Presidente Acadi)

“Il gioco pubblico è un’attività economica ma soprattutto un servizio pubblico. Gli esercenti sono incaricati di pubblico servizio e per questo hanno responsabilità e credibilità. La normalizzazione del settore e la compattezza del comparto sono punti fondamentali”. Lo ha detto Geronimo Cardia, presidente di Acadi, intervenendo al convegno organizzato dall’Istituto Friedman. “Il settore del gioco durante pandemia si è scontrato con ragioni ideologiche oltre che tecniche e scientifiche. Serve un riordino che superi le questioni territoriali, ma bisogna lavorare da ora per arrivare pronti al 2023. Noi operatori del settore stiamo subendo da anni una proroga in quanto non l’abbiamo scelta ma ce l’ha imposta il legislatore che non vuole rinunciare al presidio di legalità del comparto del gioco pubblico ed allo stesso tempo alle sue entrate erariali. Durante pandemia, come ricordato anche da procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho, l’offerta illegale è rifiorita. Nel 2018 il governo ha tentato di iniziare la procedura di indizione gare ma è stata stoppata dal Consiglio di Stato per la presenza della questione territoriale. Oggi più di dieci regioni hanno fatto un passo indietro prorogando entrata in vigore delle loro leggi regionali. I nostri prossimi obiettivi sono lavorare a proroghe tecniche e parallelamente come operatori dobbiamo lavorare insieme per trovare soluzioni e per dare un’offerta sempre più qualificata lavorando sui prodotti di gioco”.

Fonte: La Repubblica

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