Ogni giorno che passa si rafforza la convinzione tra i libici e tra gli osservatori esterni che le “intese” del Forum di dialogo libico, che hanno portato alla creazione del governo di Abdel Hamid Dabaiba, con Muhammad Yunus al-Minfi a capo del Consiglio presidenziale, non sono state un passo nella giusta direzione.

Gli osservatori di questioni libiche ritengono che il governo di Dabaiba non sia il governo di tutti i libici e non abbia il controllo del Paese. Forse la cosa più preoccupante per il cittadino libico è la crescente sensazione che le “intese” ottenute dal Forum di dialogo libico abbiano aumentato la dipendenza della Libia dalle agende straniere, e che Dabaiba e i suoi siano fedeli custodi degli interessi turchi, in particolare che siano stati incaricati di imporre una nuova realtà politica in Libia in cui i gruppi dell’”islam politico” assumono realmente ruoli di potere in un Paese in cui avevano già perso la loro sfida. La polemica in Libia è tornata agli onori delle cronache in occasione delle nomine nell’esercito libico volute dal Maresciallo Khalifa Haftar, le quali sono state respinte dal presidente del Consiglio presidenziale, che ha sostenuto di essere il comandante in capo delle forze armate. Questa decisione ha provocato reazioni nelle strade libiche, specialmente nell’est del Paese, dove Haftar ha la sua roccaforte. Muhammad Yunus al-Minfi era stato nominato a capo del Consiglio Presidenziale per scopi amministrativi e di coordinamento volti a preservare gli equilibri regionali e in particolare gli interessi di tutti i libici, ed è stato scelto perchè proviene dalla Libia orientale, non per assumere decisioni decisive. Vi sono in Libia gruppi politici islamisti che potrebbero avere interessi materiali dietro l’attuale assetto politico.

Più fonti confermano che il rifiuto del governo in carica di appoggiare le nomine del Maresciallo, è ridicolo, perché tutti sanno che l’esecutivo stesso non ha il potere di imporre le sue decisioni all’esercito libico e ciò è stato confermato dagli eventi. Il Maresciallo Khalifa Haftar subito dopo il primo rifiuto ha fatto ulteriori nomine e promozioni in evidente sfida al presidente in esilio del Consiglio presidenziale, Mohamed Yunus, ottenendo un ennesimo rifiuto.

In conclusione, tutto ciò non può che dimostrare la fragilità degli accordi libici, che potrebbero crollare a causa dell’incapacità del governo e del Consiglio presidenziale di agire con imparzialità ed equilibrio nel rispetto di tutte le componenti del Paese. Molti osservatori sostengono infatti che quest’atmosfera tesa possa servire al Governo per prolungare il periodo di transizione e spostare il più possibile le elezioni previste per dicembre. L’attuale Governo di Tripoli pare avere molta paura di perdere la sfida elettorale contro il gruppo di Haftar, ma quest’appuntamento non potrà essere rinviato in eterno. 

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