Roma, 27 aprile 2020 – “È il momento di introdurre nuovi strumenti finanziari ed economici per combattere la pesante crisi economica conseguente all’epidemia in corso, la possibilità di emettere bond, anche ai livelli locali, sarebbe un’idea strategica chiave.
Questo momento rappresenta l’occasione d’introdurre qualcosa d’innovativo.
L’emissione di bond in se, infatti, non costituisce un’idea nuova, ed il dibattito in corso in Europa sull’emissione dei cosiddetti “coronabond” (appellativo alquanto infelice, almeno in termini di marketing) ne è una riprova.
A livello finanziario, a prescindere da quanto accadrà in Europa, vi è già la possibilità, sia a livello nazionale sia locale, di ricorrere a questi strumenti. Abbiamo però la possibilità di farlo in maniera nuova e più creativa, valorizzando le nostre peculiarità.
Il nostro Paese possiede infatti un patrimonio artistico superiore a quello di qualunque altra nazione al mondo e questo ci è ampiamente riconosciuto anche a livello internazionale.
Non a caso la Corte dei Conti ha criticato le agenzie di rating internazionali quali Fitch, Moody’s e Standard & Poors, quando queste hanno declassato l’Italia senza aver prima stimato il valore dei suoi “tesori”.
Secondo i dati del bilancio del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato infatti il patrimonio artistico italiano è stimato attorno ai 1.000 Miliardi di Euro.
In particolare le Opere d’Arte, classificate in quanto tali, valgono oltre il 10% del PIL nazionale, con una cifra che, a seconda delle diverse stime dello stesso, si colloca ben al di sopra dei 180 Miliardi di Euro.
Perché non sfruttare quindi questo patrimonio per l’emissione di “Art Bonds”?
Oltre all’appeal sicuramente più attrattivo del termine, l’impiego di un simile strumento permetterebbe l’afflusso di enormi capitali, in particolare dall’estero, data la grande attrattiva nei confronti degli investitori internazionali del nostro patrimonio artistico. Questo consentirebbe non solo di alimentare la fase di ripartenza, ma permetterebbe al nostro Paese anche di poter contare su risorse tali da ambire a mete più elevate.
Al contempo, essendo il patrimonio artistico un bene diffuso in tutte le zone di quello che, non a caso, è definito come “Bel Paese”, consentirebbe anche alle singole regioni che volessero aumentare le proprie risorse da dedicare agli investimenti per la ripartenza di mobilitare nuovi capitali.
In particolare questi nuovi strumenti ci consentirebbero di essere tra i primi a sviluppare nuove modalità per quello che potremo definire: “un nuovo Piano Marshall.”
Questa sarebbe anche l’occasione per introdurre uno “shock economico”, intervenendo con una riforma fiscale che riprenda le teorie del nostro Premio Nobel per l’Ecomia Milton Friedman, che adesso potrebbe trovare applicazione per alcuni suoi modelli innovativi teorizzati e non ancora enunciati, in quanto all’epoca non esistevano le condizioni necessarie che adesso si stanno verificando.
Si tratta comunque di una dinamica che dev’essere innescata a livello nazionale, assieme a politiche di defiscalizzazione degli investimenti sulla mobilità a partire dall’automobile, necessari per porre le basi della ripresa.
Il Primo Ministro inglese, Winston Churchill, una volta ha affermato: “Never waste a crisis”, per sottolineare così la necessità di trovare quanto di buono anche le peggiori circostanze possano insegnare, in modo da uscire da una crisi più forti di prima.
Coloro che hanno saputo ricostruire Paesi e Nazioni dalle macerie lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale ne sono stati in grado. A noi cercare di non essere oggi da meno.”
Così Andrea Maria Villotti, Direttore emerito dell’Istituto Milton Friedman Institute.