“Lo Studio dell’Università di Sidney sull’interruzione oraria del gioco ci dice una cosa molto chiara, se un giocatore sa che non potrà giocare per le ore successive, giocherà con maggior compulsività prima. Il proibizionismo non funziona, se proibite a vostro figlio di mangiare la cioccolata, farà di tutto per mangiarla, se con cura e pazienza gli spiegherete che mangiarne troppa fa male, con il tempo vi ascolterà. Quasi 30 anni fa, i nostri politici mi chiesero se si potrà mai risolvere completamente il problema dell’alcolismo o del gioco patologico, gli dissi di NO, perché sono comportamenti naturali dell’uomo e si possono solo controllare, non cessare. Ludopatia è una parola che usano i politici per generare paura del gioco. In realtà non possiamo avere paura del gioco, ma soltanto studiarlo e contrastare la patologia, quella vera però, non quella presunta”. Così Cesare Guerreschi, psicologo e presidente Società italiana Intervento Patologie Compulsive (Siipac) in occasione del convegno “Gioco patologico e gioco irregolare. I danni delle regolamentazioni errate”, organizzato da Siipac e Istituto Milton FRIEDMAN Institute ieri a Belluno. “Non possiamo mai gioire quando una parte dello Stato prende di mira degli spazi di libertà che considera poco etici o nocivi per il cittadino, come il gioco, perché poi passerà anche a colpire ciò che più ci interessa. Dalle merendine al nostro lavoro: in Italia stiamo cedendo troppi spazi di libertà ad uno Stato che vuole decidere al posto dell’individuo, sempre più privato del suo libero arbitrio. Siamo passati in poco dalle liberalizzazioni al proibizionismo contro il gioco lecito. Un regolamento restrittivo come quello del Comune di Belluno non farà che favorire il gioco patologico e la criminalità organizzata” sostiene Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo dell’Istituto Milton FRIEDMAN. (red)

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