In questa campagna elettorale infinita del Governo appare sempre sottotraccia l’idea di introdurre una imposta sui patrimoni. Sebbene la Lega escluda categoricamente l’aumento delle imposte di qualsiasi genere sappiamo tutti però che la coperta è quello che è: se la tiri da una parte scopri l’altra. E tra le altre più o meno fantasiose le proposte sul salario minimo, sul ritorno alla scala mobile, sulla sterilizzazione delle clausole per l’aumento dell’IVA e ora per evitare la procedura di infrazione richiedono, mal contati, almeno  50miliardi di euro. E poi bisogna dare i servizi pubblici ordinari che costano, dalla raccolta dei rifiuti all’illuminazione, dal trasporto pubblico alla manutenzione delle strade.

Così il Presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio, il leghista Borghi, ha smentito categoricamente l’ipotesi di imposte patrimoniali dichiarando:” non ci passa nemmeno lontanamente per l’anticamera del cervello di mettere patrimoniali di qualsiasi tipo. Noi vogliamo abbassare le tasse, non metterne di nuove.” E ha aggiunto che “ Il no alla patrimoniale è esplicitamente scritto nel contratto di governo”.

Siamo quindi tutti tranquilli?

No, perché per spendere in base a quanto viene promesso ormai quotidianamente è necessario reperire le risorse, pena lo smentire le promesse fatte con la conseguente  perdita di credibilità. E le spese vanno tutte finanziate o con entrate nell’anno o a debito ma se anche a debito (che è però oneroso e quindi se ne vanno altre risorse) primo o dopo qualcuno verrà a chiedere la copertura dei debiti perché mica si può pensare di indebitarsi o mantenere debiti all’infinito

E dove si andranno a reperire ?

Gli italiani sono notoriamente dei grandi risparmiatori e da sempre investono i propri tesoretti principalmente nell’immobiliare ovvero  nella casa piuttosto che nei luoghi dove si esercitano le attività, negozi, laboratori, capannoni, uffici o altro. Il motivo dell’investimento immobiliare è legato alla storia italiana, dove, a tutti i livelli, è socialmente accettato il risparmio per l’acquisto di casa mentre il risparmio mobiliare è meno socialmente accettato. Inoltre in un paese dove l’ignoranza economica (e non solo) è ai massimi livelli (e lo vediamo quotidianamente nelle istituzioni) l’immobile è tangibile mentre il bene mobiliare è di più difficile comprensione ed interpretazione ed inoltre è immateriale. E’ così che il  90% dei cittadini sono anche proprietari della casa dove abitano e spesso di case o quote di esse nei luoghi di origine della famiglia che diventano seconde o terze case.

E come risulta dallo studio 2019 della Cgia di Mestre dal 2012 le famiglie e le imprese hanno versato oltre 155 miliardi di euro fra Imu e Tasi. Oltre 20miliardi di euro all’anno. L’Agenzia delle Entrate sostiene che sulla casa gravi una tassazione che fra le varie voci arriva a 50miliardi di euro. Inoltre la riforma del Catasto in programma e la riclassificazione degli immobili che ne seguirà farà si che il gettito delle imposte e tasse patrimoniali immobiliari (Imu e Tasi) aumenterà ancora.

L’aumento delle imposte sugli immobili  avvenuto negli ultimi anni è impressionante: nel 2011, ultimo anno di Ici, si versavano quasi  10miliardi di euro mentre nel 2018 il gettito è passato a oltre 20miliardi di euro. Un + 110% quando l’inflazione è rimasta quasi a zero con ciò evidenziando, se servisse, che trattasi di mero aumento delle imposte.

Il problema della tassazione immobiliare per i proprietari è che le imposte sulla casa e sugli immobili sono facili da introdurre perché si inseriscono di nascosto in mille voci e balzelli più o meno sconosciuti al grande pubblico e sono facili da recuperare coattivamente se qualcuno si rifiuta di pagare.

Questo aumento continuo dell’imposta immobiliare ha determinato il calo dei valori immobiliari e, di conseguenza, la crisi dell’edilizia che tra le altre cose ha comportato un aumento del lavoro irregolare nell’edilizia che è passato dall’11,4% del 2008 al 15,8% del 2016.

La tassazione immobiliare inoltre, ma sembra che ormai non interessi più solo la lega, trasferisce risorse dagli italiani, notoriamente proprietari degli immobili, anche ad extracomunitari ed immigrati, notoriamente senza proprietà immobiliari.

E tassare i patrimoni mobiliari ?

Non è neppure ipotizzabile un aumento delle imposte sui patrimoni mobiliari, anche se socialmente sarebbe meno contrastato, perché si sa che questa è ricchezza mobile per definizione e i capitali si spostano da una piazza all’altra del mondo con molta facilità. Tanto più ormai con internet. Invece il nostro paese ha bisogno di essere attrattivo per gli investimenti industriali e produttivi in genere e le borse mobiliari sono l’hub di ingresso per le risorse monetarie provenienti da altri continenti e destinate a finanziare le nuove iniziative. Eventuali imposte sui valori mobiliari o sui loro movimenti ne allontanerebbero i flussi dall’Italia per i decenni a venire. I tentativi qual’era la Tobin Tax non si sono potuti applicare proprio per questi motivi.

Concludendo, l’aumento della tassazione e quindi delle risorse finanziarie in mano pubblica è sempre nocivo perché introduce una sorta di disincentivo alla crescita reddituale e sociale delle persone oltre che al risparmio ed è quindi da evitare.

Come Fondazione Friedman non si può che essere contrari di principio a qualsiasi aumento di tassazione o di imposizione a qualsiasi titolo che trasferisca risorse dai privati al pubblico e sosteniamo che i fabbisogni per la eventuale nuova spesa debbano essere ricercati attraverso un migliore indirizzamento della spesa pubblica e un recupero dell’efficienza della spesa stessa.

 

Marcello Condini

Commercialista, revisore, pubblicista e docente all’Università di Trento Facoltà di Economia

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