‘L’agricoltura e l’alimentare in crisi – scrivono – colpiti in passato dalle sanzioni con la Russia grazie a questo accordo avranno un nuovo mercato estero a cui guardare con interesse”. Ma non solo. Sarà possibile per le imprese europee ed italiane ”accedere al mercato degli appalti di 48 municipalità nipponiche (città di medie dimensioni sotto i 500mila abitanti), investire nel sistema ferroviario nazionale e contare su un sistema agevolato nelle normative di sicurezza sulle immatricolazioni di auto prodotte in Ue”. Intesa anche sulla protezione dei dati personali, che consentirà ”la libera circolazione dei dati tra Europa e Giappone, assimilato e considerato in tale ambito come Stato membro dell’Unione”. Per usufruire dei vantaggi dell’accordo – ricorda l’Istituto – occorre che gli esportatori italiani si iscrivano nel sistema Rex (Registered exporter system): la registrazione serve a certificare l’origine Ue del prodotto esportato. Sono 14.921 le aziende italiane che esportano ad oggi i loro prodotti verso il Giappone, e ben 88.806 posti di lavoro in Italia dipendono direttamente da questa relazione commerciale. L’Italia in particolare esporta beni per un valore di 6,6 miliardi di euro e importa per 4,4 miliardi di euro, con un attivo commerciale di 2,2 miliardi.
Ufficio Stampa